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Mattino

10:00-11:00 Radio Heart (R)
11:00-12:00 Radio Heart (R)
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13:00-14:00 ---

Pomeriggio

16:00-17:00 ---
17:00-18:00 ---
18:00-19:00 Ladies and Gentlemen we are floating in space
19:00-20:00 Ladies and Gentlemen we are floating in space

Sera

20:00-21:00 Cortese ma non troppo
21:00-22:00 To tape radio show
22:00-23:00 To tape radio show

Lorenzo


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Transition goes to Sonar: il Gran Finale(0 commenti)

Del sabato ho già detto sopra in riferimento al live di Apparat, di distinto spessore.Bene anche Actress, subito dopo lo stesso Apparat, anche se al buio dello stanzone dove si trovava il suo set ho preferito il sole del Village e dopo poche decine di minuti mi sono appropriato della luce e delle note di Gilles Peterson, molto vario e spensierato nelle proposte, con ritmiche sudamericane e semiserie alternate a dischi più strutturati ma sempre da sorriso sulle labbra e drink in mano.sonarSegnalo poi la incazzatissima prova di Yelawolf, americano cosparso di tatuaggi nato dalla scena Hip Hop del sud degli USA, di cui girava la leggenda che fosse Eminem sotto mentite spoglie. La sua voce effettivamente poteva trarre in inganno e l’etichetta di appartenenza diceva Shady Records. Lì vicino a dove stavo io ci credevano tutti. Chiaramente non era lui. Ma la cosa poteva in quel momento essere credibile.Come quella volta, se non ricordo male nel 2003, che Laurent Garnier si presentò sul cartello come DJ Jamondella Jabugo Records.Una sorpresa al crepuscolo, quella degli svizzeri Filewhile, divertentissimi, che hanno chiuso il Sonar by Day, nella pista principalefrfrccc, appunto il Village.Veniamo, per concludere, all’ultima tappa notturna. In partenza ho potuto ammirare, da profano del video editing, le performance di Chris Cunningham. Stesso sconcerto provocato da Aphex Twin, con cui ha lavorato a lungo. Una precisione di missaggio tra la parte musicale e quella video da rabbrividire. Unica controindicazione, tenere lontani i deboli di stomaco per la crudezza delle immagini.In ordine sparso abbiamo ballato gli Underworld, apprezzato come al solito un composto Angel Molina fare alla grande il suo compito di degnissimo tappabuchi, con idee techno rarefatta ed originale sia per potenza sia per impatto sul pubblico.sonarPutroppo senza il dono dell’ubiquità ho perso parecchia roba, oppure ascoltato poco di tanto. Tra questi sottolineo tra i più positiviShackleton, una sicurezza. Tra i giovani il francese Arandel e l’italiano Lucy. Quest’ultimo rilevato con il recente albumWordplay for working bees si è assolutamente fatto apprezzare come produttore. Dal vivo merita una menzione particolare per la sua Techno dall’anima quadrata, geometrica ed inattesa per un così giovane produttore.Spranghe e Catene@Sonarcar with Lucy! (cit).Successivamente un devastante Surgeon. Massiccio lui, massiccia la sua musica. Un vero duro.Segnalo invece negativamente “l’attore” Paul Kalkbrenner, che si è pure presentato in ritardo rubando spazio aJames Holden. Uno show che mi ricorda i fenomeni da baraccone stile peggiori Love Parade. Un chiaro indirizzo commerciale deludente, da uno che qualche bella cosa in passato l’aveva pure fatta. Un profondo esame di coscienza dovrebbe farlo riflettere. Sopravvalutato e autolesionista.Fuori luogo la speaker della BBC Mary Anne Hobbs conduttrice di Experimental Show, programma che ha di fatto creato il Dubstep. A mio avviso senza grosse capacità di tenere una pista come quella del Sonar, per scarsità di intensità, indubbio però l’intento “mercantile” della cosa..Solo alla fine ho apprezzato una differenza con gli altri anni: la parziale incongruenza di alcune proposte susseguenti nella stessa sala. In principio pensavo che potesse essere letta come un’errata strategia, invece ho visto tantissima gente muoversi tra un padiglione e l’altro cercando qualcosa di proprio gradimento, facilitando anche l’ascolto di artisti sconosciuti in cui ci si poteva imbattere.Una volta per tutte su James Holden vale la pena spendere più di una parola. Mi aspettavo molto da lui, intanto perché il suo dj kicks su K7! dell’anno scorso me lo ricordo ancora come un gioiello, poi perché ha sempre dimostrato coraggio: anche questa volta non ha sbagliato nulla. Traiettorie eteree a lunghissima gittata. Spesso volutamente manchevoli di cassa e supporto di bassi. Citazioni di Closer Music, Caribou, Mit, Maserati, Martial Canterel …voglio dire, ma dove lo trovi uno così.Lunghi abbracci, emozioni e baci fra gli spettatori. Rari i finali più autorevoli.Ed ora non posso far altro che ringraziare Linda e i tanti amici che sono stati con me, con cui abbiamo passato squisiti momenti e scusarmi con i lettori per la parentesi sentimentale. Ma è così ed è ora che la ROTA, ossia l’astinenza da festival, si manifesta.Lorenzo Teneggi

Transition goes to Sonar: Day 2(0 commenti)

Giunto il secondo giorno, pieno di aspettative e smanioso di godermi il festival.Subito con Agoria decisamente spostato su un’house più deep rispetto ai suoi trascorsi electro.Poi capitolo a parte per Four Tet. Nonostante tutto, la sua calcolata spocchia mi ha incantato. Definirei il suo approccio quattro quarti melanconico come un Uplifting Funk. Rare spinte sulla cassa ma un costante turbinio nostalgico, delicato e seducente. Se fosse durato più di cinquanta minuti avrei detto il miglior live del Sonar.Molto bene Holy Other ascoltato poco ma abbastanza per capire che il ragazzo ha buone idee e vuole utilizzarle nel modo giusto.Per la notte ci si sposta come al solito, non senza inconvenienti dovuti alla scarsa lucidità, alla Fira Gran Via, non propriamente vicina al centro, soprattutto dopo un giorno intero di cervezas.In tempo però per un magnifico Trentemoeller, a suo agio davanti alla folla sconfinata che se lo sarebbe letteralmente divorato. Suoni a tratti addirittura new Wave con Kick di cassa solo sapientemente utilizzati per non farsi lusingare troppo da un impianto eccezionalmente potente. Ha impiegato tutte le strumentazioni presenti sul palco, basso, chitarra, drum machine etc.. Era talmente carico che se ci fosse stata una bicicletta avrebbe usato anche quella. Qui sotto io e lui dopo lo show.murphyDopo, una buona quarantina di minuti di Scuba. Set cupo e potente con una circolarità ipnotica, matematica, sorprendente e mai noiosa. Pollice in su senza alcun dubbio. Seriamente candidato a prendere il posto dei mostri sacri di techno e dintorni di qui a 10 anni.Veniamo ora al carissimo Aphex Twin: io ammetto di averlo sentito poco dal vivo per fattori anagrafici (2 volte); sicuramente però mi ricorderò a lungo del modo inusuale e sconcertante (in positivo) di proporre la sua immaginazione distorta al pubblico.Un’ora e mezza di vero e proprio terremoto passando da drum n’bass a techno, da gabber-hardcore ad ambient del genere più sporco più o meno mixati tra loro. Con un evidente intento: lavorare su quel principio che in marketing chiamano della scarsità, ovvero io sono io. E basta. Tutto ciò condito da visuals e laser stordenti e inquietanti.Ogni tanto mi giravo indietro e vedevo la pista completamente ferma, nessuno ballava, tutti a bocca aperta. Sicuramente dopo 8 anni di assenza al Sonar una cosa di grande rilievo al di fuori del facile cassa quattro in pista. Apprezzabile a più livelli, per circa una novantina di minuti.Di tutt’altre radici, ma decisamente bene anche il simpaticissimo e geniale James Murphy, fu Lcd Soundsystem, a chiudere la nottata tra funk e percussioni NewYorkesi. Lo potete veder qui sotto con una delle sue usuali vestite stile pizza a domicilio.murphySolo musica di fischi e sirene invece per Tiga che non sono riuscito ad ascoltare per più di 10 minuti e sono corso via, nonostante il rispetto nei suoi confronti.Lorenzo Teneggi

Transition goes to Sonar: Day 1(0 commenti)

g&bQuest’anno ne ho viste e sentite di ogni in giro per Barcellona. Da Eminem in incognito con un nuovo progetto post-esaurimento nervoso, aRichie Hawtin che metteva i dischi al mercato tra i pomodori e le arance.A parte gli scherzi, non credo si possa essere scontenti di questa edizione del festival. Non solo perché ci si ritrovano tante facce simpatiche di amici e conoscenti che fa sempre piacere rivedere. Ma anche, per un ancora timido, ma presente, tentativo di cambio di rotta dell’organizzazione.Lasciata fuori la stragrande maggioranza dei nomi più tedianti e caldi della scena clubbing stile balearico, abbiamo potuto prendere visione di una certa freschezza di proposte, varie, autentiche e non per forza ruffiane verso il vorace dancefloor di un così monumentale festival.apparatInizierei con un’amichevole chiacchierata concessa dal sempre carino Sascha Ring (Apparat) in apertura di festival, con il quale abbiamo parlato sia della sua attuale e futura direzione artistica, sia di quella più generale di Berlino e più’ oltre quella internazionale.E’ partito dalla novità di questo nuovo disco con la sua band, che sta uscendo per Mute Records, label cult, da poco tornata indipendente, nel quale si concede esiguamente alle sue tradizioni più Techno, incentrandolo sulla voce e su un percorso più shoegaze. Questo perché era un po’ stanco dei set per la pista da ballo, in cui (sue parole) “per il 90% non ne vale molto la pena, poiché la gente è più interessata ad uscire di testa o a trovare una tipa da portarsi a casa”.Certamente una provocazione, che calza bene con il rinnovamento di cui ha bisogno l’ambiente. Parlare più di musica e meno di party, il che potrà sembrare snob, vecchio o triste, ma questa a suo dire é l’unica ricetta.Ben vengano allora la presenza al sonar di Nicholas Jaar live con band al seguito, Four Tet e la chiusura nelle mani di James Holden che mi ha confermato essere il suo artista di riferimento.Poi dopo qualche Mojitos, risate, oltre alla conferma (forse scontata) della sua love story con Ellen Allien una decina di anni fa. Poi il suo agente se l’è venuto a riprendere e ci siamo salutati.Non a caso il Live di Apparat + Band è stato il più’ affollato del pomeriggio del sabato, consacrandolo come una delle figure più acute del presente elettronico. Mai fuori di giri, anche per quel che riguarda la sicurezza di mezzi e strumenti. Le canzoni nuove si presentano molto ambiziose e meno immediate rispetto al suo repertorio storico. Questo non necessariamente diverrà un limite per il suo prossimo sesto album.Per quanto riguarda la prima giornata molto bene Nicholas Jaar, sempre per il discorso di unire strumentazione “analogica” al live, un po’ meno Brandt Brauer Frick Ensemble. Personalmente ho apprezzato l’ultima parte di giornata al Village offerta da Ninja Tune & Big Dada (etichetta di Roots Manuva) con ritmiche lente e sature di matrice nera.Per finire, subito dopo la chiusura delle 22 mi sono fiondato al terrazzo dell’ultimo piano dell’Axel Hotel -Etero Friendly : ) -per la festa organizzata da Tailored Communication & Aupeo, in cui suonava tra gli altri Appleblim, che volevo quantomeno ascoltare per qualche minuto. Ma non c’è stato verso, sono arrivato che tutto il pubblico applaudiva. Appena finito! A quel punto avendo lasciato tutti i miei amici in altre location ed essendo lì da solo ho iniziato a fare ciò che tanti altri stavano facendo vicino a me: vita da bancone, un cosmopolitan dietro l’altro, osservando la capitale della Catalunya dall’alto.Lorenzo Teneggi

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